C’era una volta una gatta che ti cambia la vita
Per 45 anni avevo sempre trovato incomprensibile come “la gente” potesse amare gli animali al punto di parlarci insieme, coccolarli, viziarli. Poi un bel giorno di pandemia, a casa nostra è arrivata la gatta Gilly e la protagonista delle mie giornate non sono più stata io. Ora quella che riscuote le attenzioni di tutti è lei. E non so se posso farcela a raccontarvi quanto sono felice della novità.
Mademoiselle Gilly, detta anche Gillinois
Dunque, è andata che mia figlia veniva da mesi di DAD, la didattica a distanza che tanto ci ha sfrangiato gli zebedei a noi mamme che, senza farci vedere dalle maestre, urlavamo istericamente: «Ma ancora stiamo a confondere il predicato verbale con il predicato nominaleeeee!!!!???». Era la fine della quinta elementare e la bambina manifestava da sempre il desiderio di un animaletto da compagnia: «Non posso uscire, non posso fare pallavolo, non posso vedere le amiche, dormo sempre da sola, voi guardate sempre il cellulare: se non un cane, DATEMI ALMENO UN GATTO CON CUI PARLARE».
Urgeva, insomma, la pet therapy.
Cielomiomarito, gattaro della prima ora, sentenziò: «Il felino po’ esse piuma o po’ esse fero, ma ha da esse femmina». Noncurante che sarebbe finito ulteriormente in minoranza, anzi ben consapevole, al generico gatto preferiva una gatta.
Io, invece, provenivo da famiglia palermitana borghese con madre ossessionata da pulizie domestiche e atterrita da artigli e peli. E crebbi in una casa in cui gli unici animali domestici furono:
- una tartaruga d’acqua di nome Didone (che, dopo una settimana passata in vaschetta per insalata, fu suicidata nello scarico del water);
- un coniglio bianco portato dalle campagne delle Madonie feudo paterno (che, dopo due giorni in cassetta della frutta come cuccia, finì nella pentola del ragù);
- una colonia di topolini che fece il nido nell’Alfa Romeo (l’auto fu venduta immediatamente al peggior offerente, all inclusive).
Quindi ero assolutamente incapace di prendermi cura di qualsivoglia fauna (sulla mia inettitudine lato flora seguirà a breve apposito post in questo blog, dove racconterò di quella volta in cui sono riuscita a far appassire pure il ficus di plastica).
Adottate tutti una randagina!
Eppure, cuore di mamma, ho voluto accontentare la piccoletta di casa e quindi, dopo aver consultato millemila siti e gruppi Facebook con gatti in adozione, il 24 ottobre 2020, un pomeriggio qualunque, mossa da inaspettato coraggio, mi sono avviata con lei e Cielo al gattile di via Sismondi, a Milano. A due minuti da casa a piedi. Dopo due minuti lì, ero già convinta: avevo trovato LA GATTA, die KATZE (N.B. in tedesco il genere di “gatto” è femminile e basta, come per noi la Tigre). Nera, ovviamente, come la pece.
C’erano almeno 30 splendidi gattini da adottare, tra cui il sornione Plinio il Giovane, che bullizzava chiunque. Ma io volevo LEI, quella che non aveva voglia né di strusciarsi, né di uscire dalla gabbietta. Piccola e nera, con un nome squillante come un campanellino: Gilly. Cioè in comune con il mio nome c’erano già la lunghezza (cinque lettere), l’iniziale e la finale. E la piccola aveva il mio stesso carattere: «Io non mi faccio avanti, se vuoi provaci tu». Amore assoluto a prima vista. In men che non si dica avevamo preso trasportino, copertina, pappe, lettiere, cucce, giochini, tiragraffi…
…lance, spade, frecce, mortaretti, tricche-tracchi e castagnole! (cit. “Totò contro Maciste”)
Insomma, non ero ancora una gattara certificata, ma avevo già speso 350 euro di “inutilia”: la gatta è rimasta una settimana dietro il bidet. Nel frattempo l’avevamo ribattezzata anche Gillydagliocchigialli, poi Mademoiselle Gilly per aprirle un profilo Instagram tutto suo, o anche Gillinois (Gilly – noise) auspicando che prima o poi imparasse a miagolare, o infine Lady Gilligham, come se fosse un personaggio della serie tv “Downton Abbey”.
Davvero, è stato bellissimo. Una delle decisioni più azzeccate della mia vita. Fatelo tutti: adottate una randagina, ma anche un maschio di gatta, se più vi aggrada!
Vi risparmio il batticuore, l’ansia, l’angoscia del giorno in cui ha fatto l’intervento di sterilizzazione. Non soffrivo così tanto dai tempi del travaglio. Quando Gilly è tornata dal veterinario ancora rincoccodrillita dall’anestesia e camminava all’indietro, ho pensato che IO non ce l’avrei fatta a superare la notte.
La mia gatta è speciale. Non fa MIAO, ma fa il verso PBRLU, a metà tra i piccioni e i gabbiani.
La mia gatta è analogica. Non le piace il computer, va matta per carta e matite.
La mia gatta è pescetariana. No pollo e tacchino, sì gamberetti, acciughe e salmone.
La mia gatta è un’arrampicatrice sociale. Scala tutte le scrivanie e le librerie.
Senza rompervi troppo con le anafore, la mia gatta è MIA.
Gillyna, ora che mia figlia è in prima media e in zona arancione può tornare a scuola e quando il marito (beato lui) è in ufficio, STA CON ME. La gatta mi veglia mentre faccio interviste e corsi di aggiornamento online, segue gli stessi programmi che guardo io in televisione, mette il musino sulle mie caviglie per dormire meglio, di notte mi fa il linfodrenaggio alle gambe con le zampine, all’alba controlla che io non dorma più di tre ore salendo sul mio comodino e guardandomi dritta negli occhi.
Ovviamente, non si è mai nascosta negli armadi o dentro la lavatrice perché SA che io sono distratta e la chiuderei dentro per sempre. Ed è dolcissima, tira fuori le unghie solo quando citofona l’omino che mi consegna l’acqua minerale: non si capisce perché, ma le sta sulle balle da sempre.
Io in cambio le faccio la ceretta con il levapelucchi adesivo. Oh, prima che chiamiate il WWF, alla mia gatta piace molto questa pratica BSDM. E i vostri cuccioli che cosa adorano? Come vi hanno cambiato la vita? Ragguagliatemi, guagliò!
Comments
Una gatta che fa il linfodrenaggio me la meritavo! E invece ho due scansafatiche arrampicatori seriali (e sfrangitori di divani). Miao!
sfrangitori di divani su rieducational channel
Vorrei ricordarti che un gatto , nel mio caso due perché ovviamente quella isterica che ha fallito due adozioni poteva solo essere mia, è per sempre . Mi limito solo, nel mio ruolo di commentatore in stile gossipop, che Taylor Swift, che ha costruito la sua carriera discografica sulle n+1 relazioni amorose fallite, ha come unica forma di affetto stabile tre gatti che nella classifica delle ricerche fanno il culo ai cani delle “culone” Kardashian (culone intese come fortunate nobodyshaming anche se me pare ‘na strunzata). Chiudo citando l’outsider Choupette , gatto di Karl Lagerfeld che ha un conto milionario in banca e vive accudito da una tata in un appartamento tutto suo in centro a Parigi ( Karl ha voluto così) . Ovviamente Choupette mi sta sulle balle ma è talmente iconico che ho acquistato il portachiavi del blasonato felino; questo acquisto ovviamente è stato reso possibile da un incrocio miracoloso di promo sui Saldi Zalando . Ovviamente a prezzo pieno avrei dovuto vendere uno dei miei due gioielli che non valgono nulla ma che sono il dono più grande che la vita mi ha fatto dopo mio “marito”.
se pure taylor swift è una gattara, vuoi che noi no?
ciao Giusy la mia charlotte è rimasta sola il 24 settembre,è andato via il
Fratelli o dopo 8 anni,lei è dolcissima dorme nell’armadio d’inverno e nella sua cuccia d’estate,ogni mattina alle 05:30 si sveglia e mi fa leggere come adesso il tuo blog,viva i gatti tutta la vita un bacio da ivart
caro ivart, mandami una foto di charlotte!