Come scegliere i libri da leggere: una ricetta

Lo confesso, questa settimana non ho molta voglia di scrivere, preferirei leggere libri per 48 ore di fila. Ho appena finito il primo romanzo di Benedetta Gargano, L’invenzione della felicità (Solferino), che mi ha dato tanta gioia e vorrei proseguire su questa strada, aggiungendo un paio di titoli. Ma la cosa non è affatto semplice. Intanto c’è mio marito che urla dalla cucina: «A tavolaaa, è prontoo!!», poi c’è mia figlia che scalpita per uscire e andare a comprare la sua fornitura settimanale di manga. E io, quando mi mettono fretta, in genere mi blocco. Per fortuna, però, negli anni ho messo a punto un mio metodo personalissimo per scegliere la sequenza con cui alternare i libri da leggere. Se vi interessa, proseguite. Altrimenti per voi, come a Miss Italia, questo post finisce qui.

Il metodo definitivo per leggere sei libri al mese

Ci sono tomi su tomi, saggi, pamphlet, racconti umoristici ed autorevoli post sui social che ti insegnano come ordinare la libreria, nel senso non di negozio, ma di scaffali preposti all’uopo di contenere volumi aperti, sfogliati, talora letti e infine riposti. Non mi dilungherò, perché semplicemente mi sono arresa all’evidenza: non funziona né l’ordine alfabetico per autori, né l’ordine estetico per colori di collane e case editrici. Oltretutto ho poco spazio in casa, dove tengo solo quei 200 che mi hanno fatto palpitare il cuore. Gli altri 1178 (sì, tengo il conto esatto da quando ho fatto un corso di Excel solo per censire i miei libri) li tengo tutti nel box, con la speranza che nessuno ci entri e li rubi o, peggio, che entri l’acqua piovana e tutto un giorno, inesorabilmente, si allaghi.

Una delle librerie di casa, ordinate a caso
Una delle librerie di casa, ordinate a caso

 

Dicevo, tutti ti dicono come riordinare la biblioteca casalinga. Altri ti ammorbano propinandoti innumerevoli e costosissimi corsi di scrittura creativa in cui tutti vogliono pubblicare e nessuno legge. Mai nessuno, a parte il critico letterario Giampaolo Serino, che ti proponga corsi di lettura creativa (ma quelli di Serino non li ho ancora seguiti, quindi non vi so dire). Io faccio notare sommessamente che l’obiettivo che abbiamo noi lettori forti, raggiunta e oltrepassata la quarantina d’anni e di libri prestati e mai più restituiti, è solo quello di continuare a leggere almeno sei libri al mese nonostante la presbiopia che avanza e la quantità immane di libri inutili che affolla il panorama editoriale italiano, europeo, americano, giapponese, mondiale, interplanetario.

Ebbene, dopo lustri di tentativi ed errori io ho messo a punto il mio metodo definitivo che prevede una scansione precisa, una sequenza da cui ormai per me è vietato deragliare. Pena il blocco, la frustrazione, una pausa di sfiducia che si allunga finché miracolosamente esce fuori il suggerimento inaspettato di una bookblogger alla periferia dell’impero, del cugino di mio cugino o di chissà chi, che spalanca le porte a un capolavoro letterario di cui non conoscevo l’esistenza. Ma perché rischiare?

 

Meglio proseguire imperterrita sul sentiero tracciato che prevede questi enne passi:

  1. un classico antico
  2. un giallo defatigante
  3. un grande romanzo americano
  4. un libro di amici
  5. uno straniero a caso
  6. un giovane autore italiano
  7. un morto
  8. un libro che non avrei mai letto
  9. un classico contemporaneo
  10. un saggio
  11. un graphic novel
  12. un libro su una passione recente

Ecco, con questa lista io ci “sfango” due mesi.  Però adesso vi faccio degli esempi pratici, voce per voce. Così rendo comprensibile alle masse la mia follia.

Il classico antico

Per classico antico intendo roba come il “Simposio” di Platone (Adelphi), ma anche “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo (Oscar Mondadori) o ancora “Moll Flanders” di Daniel Defoe (Garzanti o al limite Feltrinelli). Libri magari studiati e non apprezzati perché obbligatori, oppure divorati da ragazza, a sedici anni, quando ero una bella mente di grandi speranze e mi sciroppavo pure Spinoza. Il concetto di antico per me finisce con il Novecento, per l’esattezza lo spartiacque è la Rivoluzione d’ottobre.  Quindi, per esemplificare, “Lo straniero misterioso” di Mark Twain (1916) è classico antico, mentre “Un figlio al fronte” di Edith Wharton (1918) è un classico contemporaneo.

Il giallo defatigante

Dopo il mappazzone antico, ci vuole un po’ di serenità. Come lo stretching dopo il lavoro aerobico intenso. Ognuno deve trovare il proprio “faro”. C’è chi ha Camilleri, chi Simenon, chi alterna Poirot e Miss Marple di Agatha Christie. Io ho attraversato tutte queste fasi e ringrazio Iddio. Ma adesso la pace dei sensi, per me, è Piero Chiara. A Piero Chiara devono tutti tutto. Andrea Vitali? Gli voglio bene, ma è un Piero Chiara del Lidl. Se non avete ancora letto “La spartizione” (Classici Mondadori), vi supplico, fatelo. E già che ci siete guardatevi pure il film con Ugo Tognazzi diretto da Alberto Lattuada e mi ringrazierete. Lo idolatro così tanto, Piero Chiara, che di recente gli ho portato i fiorellini sulla tomba a Luino. Allego una diapositiva, ma mordendomi un po’ e labbra perché avrei potuto utilizzarla per un altro post, sulle mie gite domenicali dadaiste.

Fiorellini sulla tomba di Piero Chiara a Luino
Fiorellini sulla tomba di Piero Chiara a Luino

Un grande romanzo americano

Poche balle, ritemprati dal giallo, è il momento di affrontare “Le correzioni” di Jonathan Franzen (Einaudi) o, meglio ancora, “Uomini e topi” di John Steinbeck (Bompiani).

Un libro di amici

Dopo il grande romanzo americano, qualsiasi altra cosa sembrerebbe una delusione. Quindi bisogna piazzare subito nella sequenza qualcosa che, se non vi piace, non ci restate male. Si sa, dopo il capolavoro, qualsiasi cosa ha un sapore un po’ sciapo. Io quindi dopo Paul Auster o David Foster Wallace leggo sempre un libro di amici, parenti, conoscenti, compagni di scuola e di università, colleghi. E qui si apre un mondo: potrebbero capitarvi saggi di Interazione Uomo/Macchina come “Un colpevole ci dovrà pur essere. – I luoghi comuni sugli incidenti e le strategie più efficaci per evitarli” di Luca Save (Pesaggistica come) o di Codificazione Letteraria e Retorica Nazionale “Una nazione di carta – Tradizione letteraria e identità italiana” di Matteo di Gesù (Carocci).  Ma anche noir che hanno per protagonisti avvocati alcolisti come “Perdenti” di Gianluca Ferraris (Piemme) e romanzi leggiadri come “Isole minori” di Lorenza Pieri (e/o). Va a fortuna. E, siccome io gli amici me li scelgo bene, a me va sempre di gran culo.

Uno straniero a caso

Dato che gli amici sono perlopiù italiani, bisogna far girare la bussola. Andare più a Nord, più a Sud, più a Est, più a Ovest. Io guardo spesso alla Germania, al Baltico, al Giappone, alla Spagna, ma anche più banalmente alla classifica. Scorro e mi chiedo: «Che cos’è questo “seni e uova”? Questo “cazzo ebreo”? Perché devo “cambiare l’acqua ai fiori”?» e così via. L’ultimo straniero a caso carino che ho letto è stato l’argentino Andrés Neumann: “Anatomia sensibile” (Sur), dopo aver letto una recensione di Elena Stancanelli (amatissima).

Un giovane autore italiano

Con “giovane” sono di manica larga. Quindi ci rientrano anche i coetanei e quelli con dieci anni di più. Poche balle, leggetevi tutto Marco Balzano, tutto Mario Desiati, tutto Giuseppe Culicchia, tutto Emanuele Trevi e anche tutto Raul Montanari, che è mio cugino. Acquisito dopo il matrimonio, però.

Un morto

Una mia amica una volta mi disse: «Leggo solo i morti, faccio un’eccezione solo per Philip Roth». Roth è morto nel 2018. Un buon motivo per decidersi una buona volta a leggere “Lamento di Portnoy”.

Un libro che non avrei mai letto

Se voi sapeste quanto mi è piaciuta la biografia di Orietta Berti “Tra bandiere rosse e acquasantiere” (Rizzoli). Per non parlare del libro di Giorgio Panariello “Io sono mio fratello” (Mondadori). Ma se non avessi dovuto leggerli per lavoro, magari mi sarebbero sfuggiti o li avrei snobbati. E invece… Lunga vita ai libri aperti per caso o per necessità.

Un classico contemporaneo

C’è l’imbarazzo della scelta, ragazzi. Da un Moravia qualsiasi a “Il signore delle mosche” di William Golding. Da Buzzati a Chandler è un attimo.

Un saggio

Facciamo così, vi dico che cosa ho sul comodino alla voce saggistica e facciamo prima: “Tante care cose” – Gli oggetti che ci hanno cambiato la vita” di Chiara  Alessi (Longanesi) e “Sparta e Atene” di Eva Cantarella (Einaudi).

Un graphic novel

Per me sono libri a tutti gli effetti. “Heimat” di Nora Krug (Einaudi), scoperto di recente, è letteratura. E poi io senza rileggere l’opera omnia di Vanna Vinci proprio non ci so stare.

Un libro su una passione recente

Quando sentite di non farcela, quando leggere vi fa fatica vuoi per le diottrie mancanti, vuoi per la depressione incipiente della domenica sera, buttatevi a capofitto su una passione sopita ma non del tutto spenta oppure su una passione recente, che va coltivata. Iodi recente ho tre fisse: il colon irritabile, il greco antico, la Wicca. Quando non so che leggere, mi butto su queste varianti impazzite. E grazie a loro ho scoperto titoli imperdibili: “La pancia lo sa”, di Silvio Danese (Sonzogno), “Le parole della nostra storia” di Giorgio Ieranò (Marsilio) e “La stregoneria oggi” di Gerald Gardner (Venexia).

 

Questo è quanto vi dovevo, scusate se mi sono dilungata. Chissà se anche voi avete un metodo per alternare libri e letture. Mi farete sapere?

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