Ho limonato gli Spandau Ballet (30 anni dopo)
Il mio amore per gli Spandau Ballet risale agli Anni 80.
Ebbene, 3 decenni dopo, approfittando di una settimana di ferie da smaltire, mi sono catapultata al Festival del film di Roma, dove la band presentava il film Soul Boys of the Western World (al cinema adesso), non come giornalista ma come fan della prima ora. Per limonarli. Scansando il red carpet, dribblando gli addetti stampa e inseguendoli nei corridoi della Sala Petrassi in Auditorium. Ecco come è andata.
Ordunque, avevo un invito per la proiezione del film. Di cui non sapevo un cavolo, perché figurati se avevo tempo di leggermi il comunicato. Il vero dramma è stato: come mi vesto per attirare l’attenzione di Martin Kemp? Il mio piano era: lo invito a fare merenda a casa della mia amica Donatella al rione Monti o mangiare un panino con la salamella al quartiere Alessandrino con la mia amica Francesca?
Ma poi: Donatella lavorava, Francesca ha due gemelli da badare. Nun se po ffà. Devo sbrigarmela da sola.
Ogni tentativo di sembrare sexy fallisce, allorché scopro di avere solo vestiti invernali, mentre a Roma ci sono 30 gradi e in Auditorium 42.
Sono sudata. In Sala Petrassi capisco che mi verrà la bronchite: c’è l’aria condizionata a palla. Inizia il film e trangugio le bacche di gogij (non so manco come si scrive gogij, famo a capisse) per antiossidarmi e dimostrare 10 anni di meno.
Non funziona. Tralascio recensioni del film-documentario. Andatevelo a vedere, perché è figo. Fine.
Ci pensa la “collega” 20enne a uccidere la poesia. Dialogo.
Lei: «Scusa, ti devo chiedere una cosa. Come fai a portarti bene i tuoi 50 anni?».
E io: «Stronza, non ne ho manco 40».
Ancora lei: «Allora come fai a ricordarti tutte le canzoni a memoria?».
Le giovani leve del giornalismo mi stremano. Come fai a dirle che gli Spandau Ballet sono una fede e snoccioli Lifeline e Musclebound, financo, come l’Ave Maria del rosario?
Sorvoliamo.
Mi attende il photocall. O la photocall, come precisano le simpatiche addette stampa che manco l’accredito mi hanno dato. Roba che per ricaricare il citofono spento con la batteria a terra ho dovuto appizzarlo a una ciabatta volante nel cesso accanto al foyer Sinopoli.
Qui incontro le mie simili: groupie cazzute, disposte a tutto pur di farsi autografare il vinile di Through the barricades.
C’è Mary, 42 anni. Viene da Saronno, dove lavora in un solarium. Appena sente Tony Hadley che le fa “Ciao, bella”, manca poco che sviene. «Sono 30 anni che li amo» mi confessa. «Manco un matrimonio dura così tanto». Poi telefona al figlio e gli urla: «Amore, sono uscite le date del concertoooooo!» 24, 26, 30 (marzo 2015). Mi appunto i numeri e decido di giocarmeli al lotto.
C’è Silvia, fan della seconda ora napoletana, ha “solo” 29 anni e fa l’archeologa-designer. Chapeau, quando mi dice: «Per me con gli Spands è iniziato tutto al Live Aid. Il mio preferito è John Keeble, il batterista». Una sofisticata: John è sempre stato il “bruttino e sfigato” del gruppo. Ma ora che li rivedi tutti e 5 insieme è quello che, all’apparenza, regge meglio il gin e le rughe.
C’è anche Francesca, 44 anni, insegnante della scuola primaria che vive a Roma e quindi all’Auditorium è di casa. «Giusy, per essere qui rischio il divorzio».
Io no, penso: ho sposato un duraniano. Mio marito certe follie le può capire.
Con Paola, infine, una tipa quarantenne che lavora nel turismo, tento il colpaccio. «Per baciare Steve Norman potrei uccidere» sbotta.
Come darle torto? Anche io. Quindi le rubo la macchina fotografica, mi intrufolo insieme all’autista del GR2 e sono dentro. Voglio baciare Steve. Frega un cavolo dei flash che non partono e del fatto che sto impallando ben 3 telecamere con i miei fianchi “robusti”.
Ho anche la mia arma segreta per farmi notare: un reggiseno La Perla che mi è costato due stipendi. Lo lancio, come ai vecchi tempi.
Steve mi vede, si mette a ridere. Lo amo.
Dialogo.
Moi: «I was a groupie. I am a journalist. No, I am a groupie. Still a groupie».
Iddu: «Let’s do it» (il selfie, intendeva).
Eccolo qua:
Il peggior selfie di sempre. Sfocato. Ma cosa pretendete dal mio citofono, nella ressa generale.
Comunque. Riassunto. Steve odora di bucato fresco. Martin è un po’ rinco, ma ha dei pettorali pazzeschi. Tony è sempre il Tony, e gli perdoniamo l’inquartamento da psicofarmaci e amatriciana. Gary è sempre la “mente” del gruppo, ma anche quello che si concede meno (chissene, ha perso tutti i capelli). E John, vabbè, lo adoro perché è stato lui a fare da paciere, rimettendo insieme i cocci.
In conferenza stampa c’è stata la solita “biondina” che gli ha chiesto: «Ma allora, la rivalità con Simon Le Bon e compagni era vera?».
Io ho deciso che mi bastava: ancora così stamo, 30 anni dopo?
Nnamosene a casa, via. Limonare amo limonato. Visto, si scappi.
Comments
Non potevo ricevere complimento migliore. Grazie Maria G. W pure i duran.
Tu ci hai dimostrato che qualsiasi desiderio prima o poi si avvera……. Innanzitutto complimenti perché baciare un’ icona pop anni 80 e soprattutto trovarla ancora viva non é cosa facile. Secondo complimenti per la scelta della lingerie . Terzo hai insegnato alle fan dei one erection, o qualcosa del genere, cosa vuol dire essere una vera fan. Infine per citare un altra icona hai dimostrato che “italians do It better”….
LivioHilton, al “trovarla viva” sono morta dalle risate. Lettori come te mi rendono orgogliosa.:)
io di anni ne ho 70…..ma spero ancora..non limonero ma camomilla…però esserci wowww
grande lucia. l’importante è sentirsi sempre 15 anni. 🙂
Questo articolo è bellissimo e potrei/vorrei averlo scritto io!
Dimenticavo… Il selfie è fantastico!